GESTIONE DELLE EMOZIONI
Se adeguatamente regolate, le emozioni possono sostenere le nostre decisioni e le nostre azioni, migliorando le interazione sociali e il benessere personale. Per regolare le emozioni, servono strategie e comportamenti che sono tanto più funzionali quanto più flessibili e adeguate al contesto. La disponibilità a sperimentare e accogliere ogni emozione, a decifrarne il significato ci aiuta a scegliere strategie di fronteggiamento adattive, come la ristrutturazione cognitiva, il problem solving, l’accettazione, e ci permette di scegliere quando una difesa è utile e quando non lo è.
Riconoscere le nostre emozioni
è il primo passo per gestirle al meglio e imparare a decifrarne la saggezza, a coglierne i messaggi.
Distinguere un’emozione da una sensazione fisica o da un pensiero è un compito più arduo di quanto possa sembrare. Individuare la parte del corpo in cui si manifesta un’emozione, riconoscerne le caratteristiche, distinguere chiaramente un’emozione da un’altra, darsi conforto quando si incontra un’esperienza difficile sono risultati che non è semplice raggiungere da soli.
Farsi accompagnare nell’esplorazione di questo territorio così vasto e insidioso può essere una scelta vincente. Naming is teming: nominare significa addomesticare, parola di derivazione latina che vuol dire “avvicinare a casa”, rendere intimo. Poiché possiamo prenderci cura solo di ciò che conosciamo, sviluppare confidenza con le emozioni, nominarle, porta con sé la possibilità di interporre una giusta distanza fra noi e le nostre esperienze interne. E proprio questa distanza ci consente di scegliere il modo più funzionale di rispondere ai cambiamenti.
In fondo, insieme alle sensazioni e ai pensieri, le emozioni sono – per usare un’immagine del poeta persiano Rumi - ospiti passeggeri nella nostra locanda. Se non ne siamo consapevoli, rischiamo di mettere in atto comportamenti reattivi, automatici, non sempre funzionali o proporzionati alla situazione.
Ciò avviene ogni qualvolta oltrepassiamo i limiti della nostra finestra di tolleranza, la zona franca entro la quale riusciamo a regolare efficacemente le emozioni grazie a un livello di attivazione neuro-fisiologica (arousal) adeguato. Quando oltrepassiamo questi confini, si produce uno stato di profondo malessere soggettivo (disregolazione): ci sentiamo troppo agitati, ansiosi, fuori controllo o, agli antipodi, eccessivamente scarichi, apatici, passivi.
La nostra azione si trasforma infatti in reazione istintiva di difesa (attacco, fuga, freezing, accondiscendenza) e non siamo più in grado di decidere cosa è meglio per noi.
Lo psicologo può aiutarci in questi casi a trasformare la reattività in scelta riflessiva, a rientrare nella finestra di tolleranza, a imparare a regolare meglio le emozioni, restituendo loro il ruolo di preziose messaggere di cui non avere paura.